Come praticanti occidentali di Arti Marziali nate nell’estremo Oriente, sentiamo il dovere di provare a comprendere meglio le radici culturali di ciò che viviamo dentro e per mezzo di ciò che esercitiamo nella pratica. Nel ciclo di contributi chiesti a professionisti di differenti aree per fornire spunti di riflessione e stimoli per la ripartenza, questa settimana ospitiamo una riflessione molto densa che getta un ponte di dialogo tra la prospettiva medica orientale e quella occidentale.
Paolo Fazi è un esperto di Medicina Tradizionale Cinese e di discipline orientali. Operatore professionale del benessere attraverso il Tuina, ha maturato una profonda conoscenza dei principi che accomunano l’agopuntura giapponese, il shiatsu, la medicina cinese e le tecniche di massaggio tailandesi. La sua lunga attività nel coaching e nel benessere lo ha messo in un punto privilegiato di osservazione rispetto alla fenomenologia muscolo-energetica e fisiologica conseguente allo stato di salute psicofisico tanto di marzialisti quanto di uomini e donne di tutte le età e condizioni. Buona lettura!
Tra tante letture in questi tempi di segregazione ragionando dell’impatto psico-emotivo che l’epidemia Covid ha avuto su tutti noi, mi sono ritrovato a leggere una eccellente pubblicazione realizzata da alcuni Dipartimenti della Università di Torino in ordine ad uno studio che, utilizzando un ampio campione nazionale italiano e misure convalidate dell’impatto psicologico da situazioni traumatiche, dimostra come circa un terzo dei partecipanti abbia riportato un disagio psicologico da moderato a grave durante la prima ondata.
La lettura ha purtroppo aggiunto sostanza a quella che è mia netta sensazione nel merito, ovvero che oggi, a maggior ragione dopo la terza ondata epidemica, siamo vittime di un diffuso disagio da stress post-traumatico psico-fisico nei confronti del quale la nostra società non ha ancora iniziato a considerare alcuna strategia organica di approccio.
Per chi, come me, è abituato a ragionare in termini di Energetica e Medicina Tradizionale Cinese, tale carenza di strategia ha costituito e costituisce tuttora un grave errore ed è l’ennesima dimostrazione della profonda differenza di sensibilità, visione ed approccio alla realtà tra la nostra società e quella estremo orientale.
Così mentre in Occidente ci si è focalizzati su distanziamento fisico/sanificazione e sulla ricerca vaccinale, in Oriente ci si è occupati “inoltre” e contestualmente di prevenzione e di cura precoce sia dell’aspetto mentale/emotivo sia di quello prettamente fisico/organico della malattia, grazie alla componente “tradizionale” della medicina praticata.
La Medicina Tradizionale Cinese, come le sue consorelle estremo-orientali, è medicina antica e cresciuta nella coscienza dei propri limiti e della conseguente importanza della cura precoce e della prevenzione. Si consideri in tal senso la teoria “Si Fen”, o dei quattro strati, (Wei, Qi, Ying, Xue), che con riferimento alle malattie esterne infettive e contagiose si occupa di prevenire l’approfondirsi del patogeno nei livelli energetici dell’organismo dal più esterno verso il più profondo nella consapevolezza che maggiore è la penetrazione del patogeno maggiore è la difficoltà nel debellarlo.
Essa ben si confà al patogeno attuale per il quale al momento non possediamo “antidoto” e che deve quindi essere per lo meno contenuto valorizzando e rinforzando le naturali difese dell’organismo ad evitare che la situazione organica degeneri. Ciò con un approccio preventivo e poi terapeutico modulato a seconda della gravità e che coinvolga tutti gli strumenti a disposizione quali alimentazione e sua integrazione, abitudini di vita, attività fisica e ginnastica medica, farmacologia, massaggio ed agopuntura, nell’intento di prevenire e come minimo contenere i danni.
La Medicina Tradizionale Cinese è anche medicina olistica integrata che non distingue la malattia organica dalla sofferenza psichica; il pensiero cinese non ha mai compiuto quella separazione tra corpo e mente su cui invece sono fondati molti dei presupposti della cultura occidentale. Le attività mentali, così come tutte le espressioni dell’attività umana, sono espressione di livelli energetici organici, squilibri dei quali comportano disturbi delle emozioni e dei “sentimenti” oltre che delle funzioni per noi più prettamente “fisiche”.
Così per esempio, e semplificando molto, la loggia energetica della Terra accomuna lo Stomaco e l’attività mentale del pensiero ragionato, uno sbilanciamento comporta come emozione negativa il pensiero circolare ed il rimuginio e come sintomatologia fisica, ad esempio, la gastrite. Nella Medicina Tradizionale Cinese curare il corpo è curare lo spirito e viceversa, è un atteggiamento culturale millenario, radicato profondamente nella tradizione, praticato a livello familiare, di gruppo, di comunità e di nazione, ciò indipendentemente dal tipo di regime e mai estirpato da alcun regime, nonostante diversi ci abbiano provato.
Domandiamoci quanto e quale dolore abbia comportato l’epidemia di Covid nella popolazione, quanta paura in chi si è ammalato, quanta rabbia in chi impotente ha visto morire i propri cari o i propri pazienti, quanto rimuginio e preoccupazione in chi ha visto lentamente morire le proprie attività, quanta tristezza e melanconia in tutti noi per la segregazione e la privazione delle normali libertà. Rendiamoci conto di quanto tutte queste emozioni abbiano indebolito le capacità di difesa e minato le capacità di ripresa tanto individuali che sociali.
L’augurio è che un confronto fatto con onestà intellettuale tra ciò che in Occidente abbiamo vissuto e viviamo e l’approccio estremo orientale possa esserci di aiuto sia personalmente che socialmente nell’affrontare il lungo percorso che ancora ci aspetta in uscita da questa crisi e che possa essere viatico per le nuove prove che certamente ci si proporranno in futuro.
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